CAI Monti Lattari

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Escursione 24 Settembre

Domenica 24 Settembre 2023

Parco Regionale dei Monti Lattari

da AGEROLA località SAN LAZZARO
a SANTA MARIA DEI MONTI

Sentieri: CAI 369-369a-301-300

Difficoltà: E

Dislivello: 700 m

Percorso: da Agerola – frazione San Lazzaro a Santa Maria dei Monti e ritorno

Durata: 7h escluse le soste

Direttori: Giuseppe Fortunato 333.7949105 – Romeo Crespi 338.6314794

Ritrovo: ore 7.30 davanti la sede CAI di Cava de’Tirreni, Corso Mazzini 6 con auto dei soci partecipanti

Da portare: scarpe da trekking, bastoncini, giacca a vento, crema solare, cappello, giacca antipioggia, torcia frontale, pranzo a sacco o mangiare c/o il rifugio (da comunicarlo ai direttori per prenotare), almeno 2 litri d’acqua

Approvvigionamento idrico: No, ma acquistabile presso il Rifugio.

Descrizione:

Il sentiero parte da via Radicosa a San Lazzaro frazione di AGEROLA dal sentiero CAI 369 quota 701 slm e si sale poi per il sentiero CAI 369a, per una scalinata ripida a gradoni, fino a raggiungere il sentiero CAI 301  (località PONTICHITO). Procederemo fino all’incrocio con l’Alta Via dei Monti Lattari CAI 300 – SENTIERO ITALIA (località IMBARRATA) per accedere nella parte alta della Riserva Naturale di Valle delle Ferriere con direzione per il Rifugio di SANTA MARIA DEI MONTI CAI 301.  Raggiungeremo il belvedere, per ammirare la veduta sulla costiera amalfitana. Ci fermeremo al Rifugio per il pranzo.

Breve descrizione della Riserva

La Riserva ha una superficie di Ha 450 all’interno del Comune di Scala (SA) e va da un’altitudine di 300 ad un massimo di 1203 m s.l.m. (Monte Cervigliano).  Essa occupa una profonda vallata sita nel versante amalfitano della Penisola Sorrentina.  Il carsismo dell’area ha determinato la presenza di numerose sorgenti che alimentano un corso d’acqua a carattere permanente sul fondo del vallone, formando delle bellissime cascate e giochi d’acqua.  Il toponimo “Ferriera” deriva dalla presenza nella zona di un’antica fabbrica dedita alla produzione del ferro, sfruttando la forza dell’acqua presente in abbondanza in loco.  La complessa geomorfologia del territorio, unitamente alle variazioni mesoclimatiche, determinano una notevole varietà di ambienti che vanno dal bosco misto presente sul fondo del vallone e nelle vallate laterali ai castagneti, ontaneti e limitate formazioni a faggio, caratteristiche della parte alta della Riserva. I corsi d’acqua ospitano una fauna acquatica molto interessante, costituita da numerose specie di insetti e anche da vertebrati tra i quali spicca la presenza della salamandra pezzata e della salamandrina dagli occhiali. Nella zona rocciosa tra rupi troviamo il falco pellegrino, famoso per la cattura in volo del piccione, e di altri uccelli; inoltre, sono presenti la vipera, il ramarro e il saettone.

Tra le piante spicca sicuramente la felce bulbifera (Woodwardia radicans), strettamente protetta dalla Direttiva Habitat: è una rara felce gigante, la cui origine risale al periodo Terziario, appartenente alla famiglia delle Blechnaceae. Le sue fronde possono raggiungere la lunghezza di 3 metri ed è una felce rigogliosa dal portamento elegante, tra le più interessanti della flora europea. Una sua peculiarità è la formazione di bulbilli nella porzione apicale del rachide fogliare (da cui il nome felce bulbifera), che consentono la propagazione vegetativa nel momento in cui le fronde toccano il terreno umido, dando origine ad un nuovo individuo. E’ specie relitta del Terziario, tipica rappresentante di una flora tropicale-montana che 70 milioni di anni fa caratterizzava le aree montuose di alcune regioni del Mediterraneo. Poiché è una delle poche testimonianze di quella antica flora, è oggi da considerarsi un vero e proprio “fossile vivente”. Con l’affermarsi del clima mediterraneo, questa felce ha notevolmente ridotto il suo areale, trovando rifugio nelle forre umide e ombrose, dove l’acqua è disponibile per l’intero arco dell’anno.

Gli habitat presenti all’interno del territorio della Riserva, in riferimento a quelli della Direttiva UE Habitat sono:

  • Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici
  • Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su
  • substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (*importante presenza di orchidee)
  • Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea
  • Sorgenti petrificanti con formazione di travertino (Cratoneurion)
  • Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica
  • Grotte non ancora sfruttate a livello turistico
  • Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex
  • Foreste di Castanea sativa
  • Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia

La Fauna presente all’interno del territorio della Riserva, in riferimento a quella della Direttiva UE Habitat, è la seguente:

  • Salamandrina terdigitata (salamandra dagli occhiali)
  • Cerambyx cerdo (cerambicide della quercia)
  • Melanargia arge
  • Rhinolophus ferrumequinum (pipistrello ferro di cavallo maggiore)
  • Rhinolophus hipposideros (pipistrello ferro di cavallo minore)
  • Elaphe quatuorlineata (cervone)

Il Rifugio di Santa Maria dei Monti

«Sul crinale della montagna dietro Scala si incontra il rifugio di Santa Maria dei Monti, frequentemente visitato per il panorama che domina (il Golfo di Salerno). Fra il rifugio e il villaggio di Lettere, su un altopiano, si trova un profondo pozzo, chiamato Megano, di circa 25 piedi di diametro, le cui acque sul fondo si dice comunichino con una sorgente a Castellammare». Così John Murray descriveva il Rifugio di Santa Maria dei Monti nel suo “Manuale per i viaggiatori nel Sud Italia” pubblicato a Londra nel 1883.

Il rifugio di Santa Maria ai Monti si trova su un pianoro dei Monti Lattari, ad oltre mille metri di altitudine, sul monte Campanaro nei pressi dalla terrazza naturale affacciata su golfo di Salerno, dove è collocato il piccolo altare con la statua della madonna.

Da qui lo sguardo domina dall’alto gli abitati di Scala, Ravello e Maiori. Di fronte sulla sinistra si snoda l’intera cresta montana che va da Capo d’Orso a Sant’Angelo di Cava. In lontananza si scorgono i Picentini, i Monti Alburni, e quindi la costa cilentana sino a punta Licosa con le alture retrostanti.
Il rifugio, citato nelle guide turistiche del 1800 come una tappa d’obbligo per i visitatori del Grand Tour in Italia ed oggi gestito dal Consorzio di Promozione Turistica Ravello.

Rischi e responsabilità: I partecipanti intervenendo all’attività sociale, accettano i rischi della pratica dell’attività in ambiente montano e sollevano da qualsiasi responsabilità la sezione CAI di Cava de’ Tirreni e i direttori per eventuali incidenti ed infortuni che si dovessero verificare durante l’escursione.

Avvertenza: I direttori si riservano di modificare l’itinerario, di annullarlo in caso di condizioni meteo avverse o di condizioni di sentiero e capacità dei partecipanti tali da impedire la conclusione dell’escursione nei tempi prefissati.

NB: È necessaria obbligatoriamente la prenotazione entro il venerdì pena esclusione dei partecipanti, chi si presenta alla partenza per partecipare all’escursione sezionale non verrà ammesso.

Inoltre non saranno ammessi i soci non in regola con i pagamenti (per mancanza copertura assicurativa).

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